Le annotazioni commerciali erano una pratica conosciuta già nel XV secolo dove le registrazioni usavo quello che ad oggi si chiama partita semplice, cioè una serie di registrazioni contabili segnata man mano che si verificavano.

 

Origini

Nel capitolo Tractus de computis et scriptus del libro Summa di arithmetica, geometrica, proportione et proportionalita si possono leggere le primissime note in materia di partita semplice fatte dal matematico Luca Pacioli (il Padre della Contabilità).

 

La svolta di Pacioli arriva dopo l’intervento di Fibonacci che nel suo libro Libero Abaci descrive le formule matematiche che sintetizzavano l’aritmetica commerciale con l’algebra.

 

Pacioli definì i seguenti principi per la partita semplice:

  • il titolare o la società sono entità contabili;
  • gli aumenti e le diminuzioni devono essere riordinati nelle disponibilità di denaro, del debito, dell’attivo e del passivo;
  • il valore dell’attività data dalla somma tra la passività e il patrimonio netto;
  • il profitto, o la perdita, deriva dall’incremento netto della riduzione del capitale risultante da uno o più atti di scambio del prodotto/servizio;
  • nel periodo contabile si devono contare i profitti e le perdite.

 

Questa pratica si diffuse durante il rinascimento nelle scuole dei mercanti come ad esempio l’Abaco di Venezia.

 

Circa un secolo dopo, il benedettino Angelo Pietra, rivoluziona la partita semplice in partita doppia nella gestione aziendale del monastero.

 

La partita doppia prevedeva che per ogni operazione registrata siano eseguite due registrazioni su due conti distinti ma in due sezioni separate, viene introdotto il concetto di dare e avere, per importi uguali in modo che la somma del dare e avere siano sempre uguali.

 

Il sistema della partita doppia introdurrà i primi concetti di riscontro e autocontrollo e alle primissime determinazioni delle struttura economiche che oggi chiamiamo piano dei conti da dove è possibile avere una visione continua ed aggiornata della situazione patrimoniale ed economica dell’attività.

 

Il sistema si affermò in tutto il mondo all’epoca conosciuto e buona parte della terminologia contabile dell’epoca è stata di supporto alla radice etimologica internazionale inerente alla contabilità.

 

Oggi

La contabilità moderna italiana fa riferimento alla prima stesura del libro V del Codice Civile (1942) dove si parla di obblighi civilistici e fiscali per la tenuta della contabilità.

 

Nei primissimi trattati della CEE possiamo citare la IV direttiva che pone l’obbiettivo di armonizzare le legislazioni dei paesi aderenti sui seguenti punti:

  • contenuto del bilancio annuale;
  • contenuto dei documenti accompagnatori;
  • modalità di pubblicazione;
  • applicazione dei principi contabili;

 

Ma cosa più importante è la direttiva CEE include le revisioni dell’articolo 2423 del Codice Civile fatte con il decreto legislativo 1271/1991.

 

Ad oggi con questo termine si identifica la procedura di rilevazione delle transizioni economiche (entrate e uscite) di un’attività. Quindi è la storia economica di una attività cioè l’insieme degli spostamenti di capitale aziendale raccolti  e organizzati secondo un criterio che permette un rapido calcolo dei dati.

 

Tipologie di contabilità

Le aziende si suddividono nelle seguenti categorie:

  • Mercantile o Commerciale (acquisto materie prime e vendita di prodotti/servizi);
  • Industriale o Tecnica (trasformazione delle materie prime in prodotti finiti);

 

Da questa divisione derivano i seguenti metodi di gestione contabile:

  1. Generale (registrazione amministrativa dei fatti tra l’azienda e il mercato);
  2. Industriale o analitica (metodologia che registra i fatti interni, costi e ricavi);
  3. Stato (metodologia a partita semplice per le Pubbliche Amministrazioni per la contabilità finanziaria ed economica);

 

1. Contabilità generale

La contabilità generale, cioè quella che registra i fatti amministrativi tra l’azienda e l’ambiente esterno con una documentazione accertata secondo rigide regole formali e una documentazione sintetica e storica dei fatti passati, è possibile definirla semplificata in quanto viene utilizzata in realtà produttive con un mercato ridotto e/o ditte individuali.

 

Le procedure tipiche sono le seguenti:

  • rilevazione e/o registrazione – i dati sono tenuti in una o più Prime Note inseriti manualmente (appunti) e/o fogli di calcolo su interfacce automatiche, ogni prima nota viene trascritta sul Giornale in ordine cronologico e sul Mastro, se si tratta di IVA si utilizza il Libro IVA;
  • estratto conto – è la stampa delle registrazioni di una voce specifica del Mastro in un determinato periodo, riporta il Saldo del dare e avere all’inizio e alla fine del periodo;
  • chiusura mensile – è la raccolta di tutta la documentazione inerenti ai movimenti effettuati nel mese di riferimento;
  • chiusura annuale (anche detta di bilancio o di esercizio) – consiste nella preparazione e redazione de bilancio d’esercizio dopo la data di chiusura del periodo temporale in questo caso l’anno a cui si riferisce; 

 

PRIMA NOTA

La registrazione della Prima Nota si caratterizza dal numero di protocollo progressivo e dalla data di registrazione; in situazioni particolari più essere segnata la data di competenza; il numero, la data, la voce di conto e il numero di riga sono le chiavi di identificazione delle singoli eventi registrati.

 

I documenti che l’accompagnano sono:

  • Piano dei Conti – è una struttura gerarchica organizzata ad albero a due o più livelli dove vengono inseriti i conti;
  • Giornale bollato – è un prospetto riepilogativo cronologico delle registrazioni della Prima Nota su fogli numerati e bollati, devono essere riportate la data, il piano dei conti, descrizione dell’evento, il dare o l’avere;
  • Libro IVA – è una documentazione obbligatoria e riporta la situazione creditoria e debitoria dell’attività in ordine cronologico le registrazioni IVA nei conti e sotto conti;
  • Mastro o scheda contabile – è una documentazione che  riporta le registrazioni relative di dare e avere con il saldo finale al momento della sua elaborazione;
  • Mastrino – è riferito ai sotto conti e molte volte si usa per identificare il livello intermedio tra mastro e sotto conto;
  • Bilancio d’esercizio o Bilancio CEE – è il resoconto economico e patrimoniale dell’attività organizzato nei seguenti livelli:
    • stato patrimoniale attivo – è costituito da immobilizzazioni materiali, immateriali e finanziarie:
      • liquidi o liquidabili a breve periodo;
      • liquidi o liquidabili a medio-lungo periodo;
    • stato patrimoniale passivo – debiti esigibili costituiti da mezzi terzi (debiti) e mezzi propri (patrimonio di proprietà);
    • conto economico – rappresenta il risultato economico d’esercizio raggiunto nel periodo di riferimento del bilancio;
    • rendiconto finanziario – è un riassunto di tutti i flussi di cassa che hanno influito sui fondi di liquidità (incremento e decremento) avvenuti in un determinato periodo;
    • nota integrativa – sono tutte le informazioni contenute nello stato patrimoniale e nel conto economico.

 

2. Contabilità industriale

Intorno agli anni 70 emergeva l’esigenza, da parte delle aziende, di registrare informazioni più dettagliate sui costi in quanto l’espansione dei mercati, l’avvento della globalizzazione, la concorrenza  crescente, la gestione monopolistica delle grandi aziende impose una cambio di svolta sulla gestione contabile.

 

Senza tralasciare la contabilità generale serviva di più concentrarsi sulla natura contabile, l’importo complessivo o rateo e sulla data di competenza in quanto per questo tipo di contabili non interessa sapere a chi si vende ne lo scopo finale del prodotto/servizio venduto; quindi mettere più informazioni nella contabilità generale indicando la destinazione degli acquisti o la provenienza in caso di vendita.

 

L’integrazione della destinazione e provenienza sulle voci dei costi e dei ricavi della contabilità generale a poi portato all’introduzione del concetto di tempestività nella gestione aziendale.

 

Cioè ad avere le informazioni al momento dell’esigenza e non al momento di pubblicazione del budget, cioè poter disporre dei dati utili ora anche se approssimativi che esatti ma con ritardo; questa disponibilità ha permesso di intervenire per correggere situazioni interne sfavorevoli per prevenire situazioni dannose per l’attività.

 

DIFFERENZE TRA ANALITICA E INDUSTRIALE

Molte volte si confonde la contabilità industriale con quella analitica ma anche se rientrano nel concetto della contabilità gestionale c’è una enorme differenza del dato in gestione.

 

Quella analitica utilizza dati per centro di costo (regole, procedure e schemi di rendiconto che interessano le funzioni operative) mentre quella industriale  si basa sul costo del prodotto/servizio (distinte base e cicli, ordini clienti/fornitori, bollette/rapportini di lavoro o intervento, dichiarazioni di scarto, schede di produzione distinte di prelievo o versamento, rapporti e stime statistiche a supporto) per finalizzazione del prezzo finale.

 

La produzione non è solo riferita al contesto manifatturiero ma anche alle attività che svolgono dei servizi quindi la loro manifattura è il servizio:

  • centro di costo (centro di ricavo o di responsabilità) – è intesa l’unità aziendale elementare del Piano dei centri di responsabilità (l’elenco di tutti i centri di costo) in cui vengono attribuiti o confluiti i costi sostenuti e la sua identificazione serve per facilitare il controllo dei costi di lavorazione e la ripartizione dei costi indiretti; essi si suddividono in:
    • principali;
    • produttivi;
    • ausiliari;
    • comuni;
    • generali;
    • diretti;
    • indiretti;
  • voci di spesa – è la tipologia del costo sostenuto (diretto) ed è l0unità elementare del Piano delle Voci di Spesa (nella contabilità generale si chiamano Voci di conto); 
  • costo diretto – viene intesa come la spesa sostenuta per una determinata funzione operativa (reparto) o per un prodotto;
  • costo indiretto – spese derivate dalla ripartizione delle spese di costo diretto su più reparti o prodotti;
  • costo standard – costo fisso sostenuto per un determinato lasso di tempo su di un prodotto/servizio e/o reparto.

 

3. Contabilità di Stato

È il complesso delle norme che disciplinano la gestione contabile dei pubblici poteri dello Stato e degli Enti Pubblici:

  • organizzazione finanziaria/contabile;
  • gestione patrimoniale;
  • attività contrattuale;
  • gestione del bilancio pubblico;
  • sistema dei controlli;
  • responsabilità degli Amministratori della cosa pubblica;

 

Si basa sul principio della partita semplice e si divide in entrate e uscite sul conto d’esercizio e sul conto capitale.

 

La contabilità delle uscite (spese) rientra nel Controllo della spesa, cioè le spese possono essere sostenute a fronte di specifici stanziamenti stabiliti per legge di bilancio dello Stato (l’ammontare non può essere superato) per ogni Ente Pubblico e vige il sistema di Controllo della spesa che prevede la riduzione corrispondente all’assegnazione della disponibilità di spesa relativa a quel Capitolo per quell’Ente.

 

La spesa entra nella contabilità dell’Ente al momento del pagamento quindi autorizzata; le somme non pagate per mancato ritiro da parte del fornitore vanno in perenzione e dopo un lasso di tempo stabilito per legge vengono stornate contabilmente e ritorno nella disponibilità finanziaria dell’Ente ma questo non costituisce una caduta in prescrizione del credito del fornitore.

 

Stessa cosa, ad esclusione dello storno, avviene per le entrate (imposte, tasse e accise) solo che si base sul principio dell’accertamento della disponibilità cioè dell’introito presunto in base i dati in possesso al momento.